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Progetto presentato da Sara Eisa
Coltivare nuove idee a partire dall’eredità culturale è l’obiettivo di questo progetto che intende promuovere un processo di costruzione culturale attraverso ed al di là delle differenze culturali ed una cooperazione tra diverse (dis)abilità. Ogni azione si pone prospettive capaci di neutralizzare, e gradualmente eliminare, pregiudizi, incomprensioni e ignoranza che separano colui che è considerato incluso nell’idea di società sana e giusta, e colui che invece, per origine o situazione fisica, mentale, economica o sociale, ne è escluso.
Per farlo si propone la sperimentazione di una struttura finalizzata a facilitare rispettivamente l’incontro tra culture distanti ma conviventi e il riconoscimento umano delle reciproche abilità e competenze, nonché aspirazioni degli abitanti della città. La dimensione locale è considerata nella sua capacità rappresentativa di pensieri culturali, storici, religiosi, nonché di stili di vita, abilità e strumenti che caratterizzano e accomunano grandi parti della popolazione mondiale, in una dimensione sia diatopica che diastratica. Attorno a queste due rispettive dimensioni ruota il progetto che incrociando le esigenze e esperienze originatesi a distanza tra loro sia geograficamente e culturalmente le metta a confronto con un’ulteriore elemento: la variazione diacronica. Intendiamo qui proporre il patrimonio di beni culturali come un comune elemento estraneo tra differenze culturali e sociali, in grado di catalizzarle nella trasformazione del semplice “patrimonio” in “eredita”. Riteniamo che questo soltanto possa essere un approccio che rende il turismo non soltanto responsabile ed etico ma anche e soprattutto risorsa socio-economica su tutti i fronti.
L’approccio fondamentale da adottarsi è il porsi al di là delle categorizzazioni applicate nella distinzione tra noi e l’altro, proprie di un’ottica di opposizione tra culture, e rafforzare invece il dialogo interpersonale che vede l’altro come costruzione incessante del sé e del Noi.