LB3F_155_La gestione urbana del rifiuto

Per partecipare al concorso i progetti vanno inviati entro:

Progetto presentato da: Michele Saluzzi

Modello alternativo di gestione dei rifiuti urbani

Interviene nel ciclo di vita del prodotto, precisamente  nella fase che intercorre tra il cittadino e il riciclo/smaltimento (gestito ad oggi dalle aziende municipalizzate), con la relativa analisi di impatto ambientale LCA (Life Cycle Assestment)
Cardine del modello sono il conferimento e la qualità del conferito, che si traducono in abbattimento dei costi di logistica e massimizzazione dei ricavi generati con la vendita ai Consorzi degli imballaggi.

Il modello si basa sull’utilizzo di un macchinario di produzione norvegese (www.tomra.com), utilizzato dal distributore UK Tesco, modulabile a seconda delle esigenze del committente . Esso riconosce l’imballaggio e lo “accetta” in caso di corretto conferimento, garantendo in seguito  qualità al 100% della frazione, pronta quindi per il riciclo. Inoltre compatta in loco sino a 15 volte i materiali conferiti 

I macchinari vengono dislocati in aree di normale frequentazione del cittadino (supermercati, scuole, stazioni ferroviarie e metropolitane, uffici, ecc.) di modo che lo sforzo richiesto non sia eccessivo. In cambio il cittadino viene sgravato di buona parte della tassa sui rifiuti, calcolando il suo conferimento con una tessera (ex. Carta regionale dei servizi).

Questo è un modello che assicura la corretta gestione del rifiuto, oltre ad offrire una serie di benefici che verranno elencati in seguito.

Realizzare questo modello tout court in Italia oggi, implicherebbe un cambio netto nel ruolo degli attori della raccolta: le aziende municipalizzate potrebbero essere ridotte alla gestione dell’indifferenziato, dell’umido e di tutto ciò che non è possibile conferire ai Consorzi. Questi ultimi potrebbero infatti  occuparsi direttamente della gestione dei “Centri Urbani del Riciclo”, evitando inutili passaggi.

Le modalità di sviluppo possono essere molteplici , ed interagire con gli attuali modelli gestionali e le relative problematiche aziendali ed occupazionali al fine di garantire una transizione ragionevole dal vecchio al nuovo.
Una ipotesi di sperimentazione potrebbe essere fatta in un quartiere o in comune di piccole dimensioni (<8.000 ab.)

In un paese in cui la gestione del rifiuto fosse privatizzata, queste problematiche non sarebbero presenti  e il modello potrebbe essere applicato più velocemente. Ogni cittadino sarebbe così libero di conferire a chi meglio valorizza il rifiuto e non obbligato a pagare una tassa perché l’ente preposto  non è interessato ad ottimizzare la gestione ed utilizzare la tecnologia a disposizione oggi.