LB11P.114_Covid-19, funzionamento cognitivo e stimolazione cerebrale non invasiva

Per partecipare al concorso i progetti vanno inviati entro:

di Simona Raimo e Maria Cropano

Dal Dicembre 2019 il nuovo coronavirus SARS-CoV-2 ha determinato un’epidemia di sindrome respiratoria acuta grave, esordita a Wuhan, in Cina e poi diffusasi rapidamente nel resto del mondo (Thompson, 2020). 

Oltre ai sintomi sistemici e respiratori, i pazienti affetti da COVID-19 possono mostrare sintomi neurologici quali iposmia, ageusia (Giacomelli et al., 2020), cefalea, disturbi del sonno (Liguori et al., 2020), encefalite e disturbi cerebrovascolari acuti (Wu et al., 2020). Inoltre, il 33% dei pazienti affetti da COVID-19 ma dimessi avevano presentato deficit dell’attenzione, disorientamento, o deficit di programmazione motoria. Sulla base di tali evidenze circa il coinvolgimento del sistema nervoso centrale in corso di COVID-19 (Poyiadji et al., 2020; Helms et al., 2020), è possibile ipotizzare che tale sindrome possa determinare un impatto a lungo termine sul funzionamento cognitivo e comportamentale rilevabile anche a distanza di tempo dopo la guarigione. Dunque, tale progetto si propone di: i) identificare eventuali deficit cognitivi e disturbi comportamentali comparsi in seguito al COVID-19 in pazienti che hanno superato l’infezione; ii) monitorare nel tempo il loro funzionamento cognitivo per identificare un eventuale più rapido declino rispetto a soggetti che non sono stati affetti dal COVID-19; iii) fornire un intervento di riabilitazione non farmacologico basato sulla stimolazione cerebrale non invasiva (tDCS) e sulla riabilitazione cognitiva.  

L’implementazione di tale progetto fornirebbe la possibilità di attuare nell’immediato un percorso riabilitativo innovativo attraverso l’utilizzo della tDCS, mirato al miglioramento dei deficit cognitivi e comportamentali che possono insorgere nelle persone che hanno superato l’infezione da SARS-CoV-2, in modo da evitare che tali deficit diventino cronici e possano trasformarsi nel lungo termine in disturbi psichiatrici o in un deterioramento cognitivo globale (Disturbo Neurocognitivo Maggiore).  

Il nostro gruppo di ricerca attualmente svolge dei progetti che prevedono l’utilizzo della tDCS come strategia di potenziamento del funzionamento cognitivo in pazienti con altre malattie neurologiche, quali la Sclerosi Multipla e la Malattia di Parkinson.