LB5F_018_ Dispositivo capace di far parlare i muti
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L’idea è di creare un dispositivo capace di far parlare i muti. Si tratterebbe di utilizzare una serie di sensori (accelerometri e giroscopi miniaturizzati principalmente, eventualmente anche telecamere) che possano tracciare il movimento delle labbra, della lingua e le vibrazioni della gola di una persona e trasformare questi dati in suoni, musica o parole generati artificialmente da un altoparlante.
Il funzionamento sarebbe del tutto simile a quello di una tastiera elettronica che produce un determinato suono a seconda del tasto premuto, ma in questo caso il “tasto premuto” sarebbe un complesso legame tra il grado di apertura delle labbra o la posizione della lingua. Non si tratta quindi di curare le cause che rendono muta una persona ma di affiancare il suo apparato fonatorio con un processore che produca il suono al suo posto, creando una voce del tutto realistica che dica quello che il muto vorrebbe dire.
L’algoritmo sottostante questa tecnologia coinvolge le reti neurali e il machine learning. Tali algoritmi consentono al processore di “imparare” il modello che relaziona la causa (per esempio il movimento delle labbra e della lingua in questo caso) ad un effetto (la creazione di suoni), anche quando tale modello è troppo complesso per essere descritto direttamente dall’uomo come in questo caso.
Tale tecnologia è conosciuta da ormai un decennio e ben consolidata in svariate applicazioni nel campo della robotica umanoide e dell’intelligenza artificiale ma poche sono le applicazioni in questo campo; si tratterebbe in questo caso di adattare l’algoritmo alle informazioni disponibili ricevute dai sensori. A tale scopo si può considerare sensori interni alla bocca (posizionati all’interno di apparecchi ortodontici) o telecamere opportunamente posizionate.