LB4F_092_Mano robotica low-cost realizzata con stampa 3D

Per partecipare al concorso i progetti vanno inviati entro:

Progetto proposto da Giulia Matrone, Paolo Colagiorgio, Nicoletta Caramia e Fausto Romano

 

La mano è uno degli strumenti più indispensabili e versatili che possiamo utilizzare per interagire e comunicare con il mondo intorno a noi. Realizzare una protesi avanzata che possa sostituirla funzionalmente è un progetto interdisciplinare complesso; per questo motivo le protesi più innovative, commerciali o per scopi di ricerca, sono molto costose. Attualmente in commercio sono presenti protesi mioelettriche avanzate che utilizzano segnali generati dalle contrazioni dei muscoli residui nell’avambraccio per muovere le dita, ma il loro costo va da circa 11 k$ a 100 k$ in base all’estensione del braccio artificiale. Tali dispositivi sono accessibili a pochi, e per questo motivo le protesi più economiche (cosmetiche, ad energia corporea o mioelettriche a soli 1-2 gradi di libertà) rimangono le più utilizzate. Lo sviluppo di una mano artificiale dotata di destrezza, di un sistema di controllo intuitivo, di un buon aspetto estetico e di un costo ridotto, è quindi un obiettivo molto ambizioso che questo progetto vuole fare proprio. La nostra idea riguarda lo sviluppo di una mano protesica mioelettrica multiarticolata, dotata di gradi di libertà multipli, sul modello delle mani robotiche più avanzate sviluppate finora, utilizzando tecniche di produzione a basso costo (stampa 3D) che possano rendere più accessibile l’acquisto della protesi da parte degli amputati. Grazie alla sottoattuazione, la mano potrà essere dotata di numerosi gradi di libertà con una limitata quantità di gradi di attuazione, riuscendo a muovere ogni falange tramite un numero ridotto di motorini elettrici, così che questi possano essere contenuti all’interno del palmo della mano stessa. Verrà inoltre sviluppato un sistema di controllo mioelettrico più intuitivo che permetterà all’amputato di controllare le articolazioni delle dita tramite pochi canali elettromiografici, come nelle tradizionali protesi commerciali che sono tuttavia dotate solo di 1-2 possibilità di movimento.